Palazzo Chiericati, Vicenza

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Progetto
1550
Costruzione
1551 - 1557; ultimato fine '600
Stato di realizzazione
Esistente
Indirizzo
Piazza Matteotti 37/39, Vicenza
Committenti
Tipologia
  • Abitazioni/Palazzi
Modelli 3D
1 modello 3D
Nel novembre del 1550, Girolamo Chiericati registra nel proprio “libro dei conti” un pagamento a favore di Palladio per i progetti del proprio palazzo in città, tracciati all’inizio dell’anno. Nello stesso mese, Girolamo è chiamato a sovraintendere la gestione del cantiere delle Logge della Basilica, inauguratosi nel maggio del 1549. Tale coincidenza non è affatto casuale: insieme a Trissino, il Chiericati era tra i fautori dell’affidamento del prestigioso incarico pubblico al giovane architetto, per il quale si era battuto in prima persona in Consiglio, e a lui ricorreva per la propria abitazione privata. Del resto anche suo fratello Giovanni, pochi anni più tardi, commissionerà a Palladio la villa di Vancimuglio.
Nel 1546 Girolamo aveva ottenuto in eredità alcune vecchie case prospicienti la cosiddetta “piazza dell’Isola”, uno spazio aperto all’estremità est della città, che doveva il proprio nome all’essere circondato su due lati dal corso del Retrone e dal Bacchiglione, che confluivano l’uno nell’altro: porto fluviale cittadino, l’Isola era sede del mercato di legname e bestiame. L’esiguità del corpo delle vecchie case spinge Girolamo a chiedere al Consiglio cittadino di poter utilizzare una fascia di circa quattro metri e mezzo di suolo comunale antistante le sue proprietà per realizzarvi il porticato della propria abitazione, garantendone una disponibilità pubblica. All’accoglimento dell’istanza segue l’immediato avvio del cantiere nel 1551, per arrestarsi nel 1557 alla morte di Girolamo, il cui figlio Valerio si limita a decorare gli ambienti interni, coinvolgendo una straordinaria équipe di artisti: Ridolfi, Zelotti, Fasolo, Forbicini e Battista Franco.
Per più di un secolo palazzo Chiericati rimane un maestoso frammento (simile all’attuale palazzo Porto in piazza Castello) interrotto a metà della quarta campata, così come documentano la Pianta Angelica e i taccuini dei viaggiatori. Solo alla fine del Seicento sarà completato secondo la tavola dei Quattro Libri.
Esistono diversi autografi palladiani che restituiscono l’evolversi del progetto, da una prima soluzione dove il portico aggetta solamente al centro della facciata (per altro coperto da un timpano, come sarà per villa Cornaro) sino a quella attuale. La pianta è determinata dalle strette dimensioni del sito: un atrio biabsidato centrale è fiancheggiato da due nuclei di tre stanze con dimensioni armonicamente legate (3:2; 1:1; 3:5), ognuna con una scala a chiocciola di servizio e una monumentale al lato della loggia posteriore (un altro elemento che tornerà nelle ville Pisani e Cornaro). 
Per conferire magnificenza all’edificio, ma anche per proteggerlo dalle frequenti inondazioni (e dai bovini che venivano venduti davanti al palazzo nei giorni di mercato), Palladio lo solleva su un podio, che nella parte centrale mostra una scalinata chiaramente mutuata da un tempio antico.
La straordinaria novità costituita da palazzo Chiericati nel panorama delle residenze urbane rinascimentali deve moltissimo alla capacità palladiana di interpretare il luogo in cui sorge: un grande spazio aperto ai margini della città, davanti al fiume, un contesto che lo rende un edificio ambiguo, palazzo e villa suburbana insieme: non a caso sono molte le affinità con le ville Cornaro a Piombino e Pisani a Montagnana, per altro costruite negli stessi anni. Sulla piazza dell’Isola Palladio imposta una facciata a doppio ordine di logge in grado di reggere visivamente lo spazio aperto, e che si pone come elemento di un ipotetico fronte di un Foro romano antico. 
Sebbene logge sovrapposte siano presenti in palazzo Massimo a Roma del Peruzzi e nel Cortile antico del Bo di Moroni a Padova, l’uso che di esse ne fa Palladio nella facciata di palazzo Chiericati è qualcosa di assolutamente inedito per forza e consapevolezza espressiva. 
La Basilica e palazzo Chiericati rappresentano il passaggio definitivo dall’eclettismo dei primi anni alla piena maturità di un linguaggio dove stimoli e fonti provenienti dall’Antico e dalle architetture contemporanee sono assorbiti in un sistema ormai specificatamente palladiano. Compare qui per la prima volta la chiusura del fianco delle logge con un tratto di muro in cui si apre un’arcata: una soluzione mutuata dal Portico di Ottavia a Roma che diventerà usuale nei pronai delle ville.
Inizializzazione GoogleMaps...