Palazzo Iseppo da Porto Festa, Vicenza

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Progetto
1546 ca.
Costruzione
1546 - 1552
Stato di realizzazione
Esistente
Indirizzo
Contra' Porti, 21, Vicenza
Artisti
Committenti
Tipologia
  • Abitazioni/Palazzi
Modelli 3D
1 modello 3D
È molto probabile che Iseppo (Giuseppe) Porto intraprenda la costruzione di un grande palazzo nella contrada dei Porti spinto dall’emulazione nei confronti di quanto i suoi cognati Adriano e Marcantonio Thiene avevano cominciato a realizzare a poche decine di metri di distanza, nel 1542. È possibile che proprio il matrimonio di Iseppo con Livia Thiene, nella prima metà degli anni ’40, sia l’occasione concreta che determina la chiamata di Andrea Palladio.
Alleati ai Thiene, i Porto erano una famiglia ricca e potente in città, e i palazzi dei diversi rami della famiglia si attestavano lungo la contrada che ancora oggi porta il loro nome. Iseppo fu personaggio influente, con diverse responsabilità nell’amministrazione pubblica della città, che più di una volta si intrecciarono con incarichi affidati a Palladio. 
Molto probabilmente fra i due i rapporti dovevano essere più stretti che fra committente e architetto, se consideriamo che trent’anni dopo il progetto per il palazzo di città, Palladio progetta e inizia a realizzare una grande villa per Iseppo a Molina di Malo, mai completata. I due amici muoiono nello stesso anno, il 1580.
Il palazzo era abitabile nel dicembre del 1549, a meno di metà della facciata, conclusa tre anni più tardi, nel 1552. Numerosi disegni autografi palladiani testimoniano un iter progettuale complesso, che prevedeva sin dall’inizio l’idea di due blocchi residenziali distinti, il primo lungo la strada e un secondo attestato sulla parete di fondo del cortile. Nei Quattro Libri i due blocchi edilizi sono collegati fra loro da un maestoso cortile con enormi colonne composite: si tratta chiaramente di una rielaborazione di quell’idea originaria ai fini della pubblicazione.
Confrontato con palazzo Civena, precedente appena di qualche anno, palazzo Porto restituisce appieno la misura dell’evoluzione palladiana successiva al viaggio a Roma del 1541 e al contatto con l’architettura antica e contemporanea. Il modello bramantesco di palazzo Caprini viene qui reinterpretato tenendo conto dell’abitudine vicentina di abitare il piano terreno, che quindi risulta più alto. Lo splendido atrio a quattro colonne è una reinterpretazione palladiana di spazi vitruviani, dove sopravvive anche il ricordo di tipologie tradizionali vicentine.
Le due sale a sinistra dell’atrio furono affrescate da Paolo Veronese e Domenico Brusasorzi, mentre gli stucchi sono del Ridolfi. Sull’attico del palazzo, le statue di Iseppo e suo figlio Leonida, vestiti come antichi romani, sorvegliano l’ingresso dei visitatori alla loro casa.
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