Nell’ottobre del 1567 una vigorosa piena del fiume Brenta travolge lo storico ponte, una struttura in legno su piloni e coperta da un tetto che costituisce la fondamentale via di comunicazione fra Bassano e Vicenza. Coinvolto nella ricostruzione sin dai mesi immediatamente successivi al crollo, Palladio propone dapprima un ponte completamente diverso dal precedente, a tre arcate di pietra sul modello degli antichi ponti romani. Ma il Consiglio cittadino boccia il progetto, imponendo all’architetto di non discostarsi troppo dalla struttura tradizionale.
Nell’estate del 1569 Palladio presenta quindi il progetto definitivo di un ponte che richiama in pratica la struttura precedente, sebbene radicalmente rinnovata quanto a soluzioni tecniche e strutturali, e di grande impatto visivo. Unico rimando a un linguaggio architettonico è l’uso di colonne tuscaniche come sostegni dell’architrave che regge la copertura.
A conferma dell'efficienza tecnologica della struttura palladiana, il ponte resistette per quasi duecento anni; fu ricostruito secondo il disegno palladiano dopo una distruttiva piena nel 1748, così come avvenne dopo l’ultima demolizione per mano delle truppe tedesche nella seconda guerra mondiale.
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