Ai piedi del declivio su cui sorge villa Barbaro, Palladio realizza un raffinato tempietto destinato ad assolvere la doppia funzione di cappella di villa e chiesa parrocchiale per il Borgo di Maser. Non si conosce con certezza la data di inizio dei lavori di costruzione. Nel fregio sono incisi il millesimo 1580, i nomi del patrono, Marcantonio Barbaro, e di Palladio. Insieme al Teatro Olimpico il tempietto è l’ultima opera di Palladio, che la tradizione vuole morto proprio a Maser.
I modelli di riferimento dell’edificio sono evidentemente il Pantheon, ma anche la ricostruzione offerta dallo stesso Palladio del tempio di Romolo sulla via Appia. Al tempo stesso è possibile che sul tempietto convergano le riflessioni palladiane per la soluzione a pianta centrale del progetto per il Redentore, poi abbandonata a favore della variante longitudinale, ma che proprio Marcantonio Barbaro aveva sostenuto in prima persona.
La planimetria dell’edificio è innovativa perché combina insieme un cilindro e una croce greca. Quattro massicci pilastri servono a contraffortare la cupola, che è ispirata espressamente a quella del Pantheon e quindi “all’antica”, a differenza di quelle di San Giorgio e del Redentore. Molti studiosi stentano a riferire a Palladio la ricca decorazione a stucco dell’interno, che tuttavia è molto simile a quella presente all’interno e all’esterno dei palazzi palladiani degli anni ’70.
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