Palazzo Civena, Vicenza

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Progetto
1540
Costruzione
1540 - 1542
Altre date
Ricostruito nel 1750
Stato di realizzazione
Trasformato
Indirizzo
Viale Eretenio, 12, Vicenza
Committenti
Tipologia
  • Abitazioni/Palazzi
Modelli 3D
1 modello 3D
Il primo palazzo di città realizzato da Palladio a Vicenza viene costruito per conto dei fratelli Giovanni Giacomo, Pier Antonio, Vincenzo e Francesco Civena. La data “1540” incisa sulla medaglia di fondazione, conservata al Museo Civico di Vicenza, fissa in quell’anno la posa della prima pietra. L’edificio è probabilmente terminato ventiquattro mesi più tardi, sei prima dell’inizio del cantiere del grande palazzo Thiene. La storia del palazzo è tuttavia sfortunata: pesantemente modificato da Domenico Cerato nel 1750, è semidistrutto dai bombardamenti nella seconda guerra mondiale, e quindi ricostruito per divenire oggetto di una recente volgare ricoloritura della facciata che lo ha reso l’ombra di se stesso.
Palazzo Civena non è inserito nei Quattro Libri, ma esistono vari disegni autografi palladiani che documentano le diverse alternative elaborate durante la progettazione. L’odierna distribuzione degli ambienti non è la soluzione definitiva scelta da Palladio ma è frutto del pesante intervento del Cerato che prolungò l’atrio e modificò le scale. La planimetria originale è comunque ricostruibile grazie a una pianta pubblicata da Ottavio Bertotti Scamozzi nel 1776 (a suo dire ottenuta dagli allora proprietari): il raggrupparsi delle stanze in due nuclei posizionati ai lati dell’atrio, con una serliana che filtra il rapporto con l’esterno, è molto vicino ai progetti palladiani di villa di quegli stessi anni.
La precoce data di progettazione rende palazzo Civena una preziosa testimonianza dell’attività giovanile palladiana e della sua cultura architettonica prima del risolutivo viaggio a Roma nel 1541. Come già la villa di Cricoli, l’edificio segna una frattura con la prassi costruttiva vicentina: la tradizionale polifora al centro della facciata è sostituita da una sequenza regolare di campate, ritmata da lesene accoppiate. In ciò Palladio si ispira evidentemente ai palazzi romani di primo Cinquecento, ma è chiaro che non si tratta di una conoscenza diretta: la facciata dell’edificio appare come ritagliata da un foglio di carta, priva di reale consistenza plastica. Per altro, tutti gli elementi del linguaggio architettonico derivano da esperienze venete, e non romane, in primo luogo gli edifici realizzati da Giovanni Maria Falconetto a Padova.
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